C’era una volta, anzi c’è ancora, una Mano Grande nel Cielo, che quando non è impegnata a farsi la barba bianca di nuvole, chiede al sole di fare una pausa, e nel giro di tempo che va da un tramonto a un’alba, nel silenzio del sonno del mondo, si diverte a prendere manciate di stelle scintillanti e a spargerle come tanti semi, che il suo soffio, nel vento, provvede a far giungere a destinazione.
Una di queste stelle luccicanti, uno di questi sogni custoditi nel Cielo, insomma uno di questi semi sono io!
E ho avuto la fortuna di cadere anni fa, in un momento imprecisato nel tempo, su un terreno buono, il cuore di un uomo, un cuore bello, che si nutriva d’Amore, si legava ad altri cuori, si insaporiva di sali e minerali gustosi, si lasciava preparare per accogliermi. E meno male che c’è stato quel cuore (da allora così chiamo il terreno che mi ha dato la vita) e tutti gli eventi, le circostanze e le persone che hanno voluto che io nascessi, che spuntassi da quel terreno!
Sì, perché nell’anno 1996, passato giusto il tempo necessario per allontanare qualche cespuglio spinoso che mi pungeva e qualche sasso duro che mi soffocava, sono nata io, il mio primo germoglio, verde e turgido, ha visto la luce! Anche una pianta ricorda quando è nata, cosa credete?
Sono stata festeggiata, innaffiata e battezzata col nome originale (ma quanto mi piace!) di SPES UNICA!
Poiché il mio seme viene dal Cielo, forse per questo, sembra che il Cielo io voglia raggiungere, crescendo molto in altezza, arrampicandomi ai tetti, ai pali della corrente, all’aria, alle nuvole, ma tenendo ben fissi i miei piedi per terra.
Vorrei potervi dire il nome del cuore che è il mio terreno, visto che è quel cuore e non un altro, i nomi delle radici, così profondamente inserite in esso, senza le quali non potrei vivere, e tutti i nomi dei rami, dei fiori e dei frutti che negli anni mi hanno dato colori, profumi, sapori.
Ma io sono la Spes Unica, io sono tutti loro, sono la loro vita, il loro impegno, il loro dono d’Amore. Io sono il terreno che mi dà la vita ogni giorno, io sono le radici ben fisse nel terreno, che sanno trarne linfa e nutrimento per tutto il resto, io sono i rami che si intrecciano, i fiori che sbocciano, i frutti che maturano, io sono i rametti tagliati, le foglie che cadono, io sono l’ombra che dà riparo e frescura a chi, di passaggio, vuole fermarsi e riposare per poi ripartire.
Come dicevo, grazie al terreno buono e a radici forti e generose, sono cresciuta abbastanza in fretta. E già nel marzo del 1998, all’ombra delle mie fronde odorose, è sorta CASA SPERANZA, una casa che accoglie giovani e meno giovani sbandati, che hanno smarrito la voglia di vivere nel buio di un tunnel, che non sanno amarsi forse perché nessuno gliel’ha mai insegnato, e con la droga, l’alcol e il sesso hanno cercato di riempire quel vuoto, che, invece, è diventato un abisso sempre più senza fondo.
Mentre questi giovani fanno un tentativo e uno sforzo per trovare il loro posto nella vita, la loro dignità di persone libere capaci di amare e di essere amate, Centri di ascolto, sparsi sul territorio, accompagnano i familiari di questi ragazzi in un cammino parallelo, ma non meno importante, e altri giovani, nella speranza che maturino nel cuore la motivazione ad intraprendere un percorso comunitario di recupero.
Sotto le mie fronde passano tante persone, e nel tempo, sono cresciuti tanti rami ricchi di foglie,e, aumentando la zona d’ombra, si è ricavato lo spazio per altre attività d’Amore! Come CASA GIONA dal dicembre del 1999: un appartamento che profuma di pulito e di innocenza, che ospita persone, i cui vissuti diversi e esperienze particolari di sofferenza hanno alterato un equilibrio psichico forse già precario. A CASA GIONA si vive insieme semplicemente e fraternamente, “volendosi bene OK” e nient’altro!
Nel settembre del 2001, sotto un ramo cresciuto da poco, al centro tra CASA SPERANZA e CASA GIONA, è sorta la MENSA dei POVERI, che si propone di servire un pasto caldo condito col sorriso, ai più poveri della città, senza fare distinzioni di cultura, religione, razza o povertà; dove l’incontro, anche se non diventa confronto, si fa compagnia che vince la solitudine, e mani si aprono ancora alle carezze e abbracci al perdono.
Vorrei accogliere anche anziani soli e farli inebriare al profumo dei miei fiori, come ho tentato una volta, e bambini abbandonati vorrei vederli felici giocare, mentre gustano a merenda la dolcezza dei miei frutti.
Ma c’è ancora tempo, la Mano Grande non si stanca di spargere stelle di sogni come semi nel cuore degli uomini ed io continuo a salire verso il Cielo! E se capita che qualche foglia ingiallisce e cade, che qualche rametto va potato perché porti più frutto, che qualche ape, non proprio disinteressata, succhi il polline dei miei fiori per gustarlo altrove, che le colombe non mi portino ogni giorno notizie di Pace, non importa!
Perché sbocceranno altri fiori a profumare l’aria e rallegrare intere famiglie, matureranno nuovi frutti a dare gusto alla vita, e se anche gli uccellini, al loro ritorno, non sempre me ne daranno notizia, so che il vento e il loro volo continueranno a portare i semini che produco in tanti cuori, perché anche nei più disperati e soli nasca ancora, intatta e pura, la SPERANZA!